Universitari e nuovi europei insieme per ricordare chi ha perso la vita nei “viaggi della speranza”. a Genova, nella Chiesa di S.Pietro e Paolo, c’è stata la preghiera “Morire di speranza “, a cui hanno partecipato tanti profughi della nostra città provenienti da diversi paesi africani e asiatici. Una preghiera per ricordare i compagni persi nel tentativo di raggiungere il nostro paese, morti nella speranza di poter finalmente vivere in pace. Ragazzi di cui spesso non conosciamo il nome, il volto, il cui ricordo è affidato a quel compagno di viaggio che in quelle interminabili ore è diventato un amico, un fratello con cui condividere una delle tragedie più terribili del nostro secolo. Ricordare per loro è doloroso, una ferita che difficilmente potrà richiudersi. Hanno impressi nella mente quei volti, i sorrisi e la paura di chi non ce l’ha fatta, il cui nome e ricordo non resta che affidare al Signore, pregandolo di salvare i tanti che stanno compiendo lo stesso viaggio
Mese: November, 2015
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Guarda Cities for life a Roma Il 25 novembre presso il liceo Socrate di Bari si è tenuta la conferenza “per un mondo senza pena di morte” hanno partecipato più di 200 studenti provenienti anche da altre scuole. Attraverso i video, lettere e il dialogo abbiamo trasmesso l’ importanza di un mondo senza pena di morte e come sia possibile cambiare le nostre città rendendole più accoglienti! Bari è Citiy for life!
A Roma, al Colosseo con Amir Issaa, Sr. Helen Prejean, Max Giusti. Città per la Vita, città contro la pena di morte!
RedazioneA Roma, al Colosseo, con Amir Issaa, Sr. Helen Prejean, Max Giusti. Monumenti, piazze, università, licei, scuole, per dire che la pena di morte è ingiusta e imbarbarisce le società. Per chiedere al mondo intero di superare la vendetta di stato, per una giustizia che rispetti innanzitutto la vita. Oltre 2000 città aderiscono alla giornata. 12 testimoni in Europa ci aiutano a dare voce a chi non ce l’ha. 200 città ci hanno fino ad ora inviato notizie di eventi. In questo 30 novembre di giubileo della misericordia chiediamo di tenere conto del cuore dell’uomo e della donna, come ha detto Papa Francesco: “La necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione”. Ecco perché questo 30 novembre è ancora più importante.
La Lettera dei GXP di Padova e del Nordest ai genitori di Valeria Solesin, vittima dell’attentato di Parigi
RedazioneGli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre ci hanno profondamente scosso e siamo addolorati per la morte di Valeria, giovane ragazza come noi, impegnata per costruire un futuro migliore, più solidale e pacifico. Noi Giovani per la Pace della comunità di Sant’Egidio di Padova e di tante altre città del Nordest abbiamo sentito il desiderio di scrivervi per esprimere a voi, genitori, parenti e amici di Valeria, tutta la nostra vicinanza. Partecipiamo col cuore al vostro dolore. Martedi sera, ci siamo raccolti in preghiera insieme a tanti studenti universitari e liceali per ricordare Valeria e tutte le altre vittime degli attentati. A questa memoria hanno voluto partecipare anche molti amici profughi (alcuni di loro musulmani) che insieme a noi sognano un futuro di pace. Vi vogliamo ringraziare per le parole coraggiose, piene di amore e di speranza che ci avete trasmesso pur nel dolore infinito per la perdita di una figlia. Come quel marito parigino che ha perso la moglie e ha detto “non avrete il mio odio”, anche voi ci dimostrate che è possibile rispondere alla violenza cieca con la forza dell’amore. Chi, come Valeria, ha creduto in un mondo migliore, ci indica proprio questa strada. Stringendoci ancora a voi, cari genitori, parenti e amici di Valeria, vogliamo dirvi che ci impegneremo – con le deboli forzi che un gruppo di giovani può avere, ma con la grande speranza che viene da Dio e dall’esempio di chi lotta per gli altri – a costruire un mondo di pace e convivenza, a partire dalle periferie delle nostre città e dai poveri. Speriamo così di rendere onore alla memoria della vostra e nostra cara Valeria. I Giovani per la Pace – Comunità di Sant’Egidio
A Trieste c’è stata l’inaugurazione del centro di solidarietà Claudio Cramer – Comunità di Sant’Egidio. Alla presenza del sindaco, del vescovo, del presidente della provincia e di molte altre autorità e di tanti amici, anche i Giovani per la pace hanno fatto un saluto, che vogliamo condividere con tutti. ” Buonasera, sono Maria Eugenia e sono dei gxp. Siamo un gruppo di ragazzi (liceali e universitari) che condividono un sogno, un progetto. Una città migliore con maggiore attenzione per le persone più deboli. Tra le diverse cose che facciamo, il venerdì andiamo in stazione a distribuire i panini ai nostri amici poveri. In questo modo riusciamo a passare del tempo con loro e scoprire le loro bellissime storie. Faccio parte dei gxp da pochi mesi i membri della comunità,gli amici poveri e i ragazzi nuovi europei mi hanno regalato tante emozioni in questo periodo e vorrei ringraziarli per questo”. Pietro, invece, uno dei liceali ha spiegato il bello della scuola della pace: “ Io invece sono Pietro, sempre dei GXP, e faccio la scuola della pace. Alla scuola della pace aiutiamo molti bambini, la maggior parte dei quali stranieri, a fare i compiti. questo è molto bello, perché si gioca un ruolo importante nel dare un futuro a questi bambini, poiché l’accoglienza e l’integrazione è diventata una sfida e una scelta ( che noi facciamo!). La scuola della pace ha cambiato la vita a tutti i giovani che hanno partecipato e collaborato a questa attività, perché, oltre ad aiutare i bambini a fare i compiti, si trasmette a loro tutto l’amore possibile, ed i bambini, di conseguenza, ricambiano con altrettanto amore. E non c’è niente di più bello dell’amore di un bambino!” e’ stato un bellissimo pomeriggio, ricco di amicizia, in cui abbiamo sentito il calore della città, intervenuta con partecipazione al nostro invito. La nostra casa è ufficialmente inaugurata, e questo ci chiama ad una nuova responsabilità.
A Catania Cristiani e Musulmani insieme per ricordare le vittime di Parigi. Insieme per la Pace. Evento Facebook
Stasera alle 20:00 nella Basilica di S Maria in Trastevere a Roma la Comunità di Sant'Egidio ha raccolto uomini e donne diverse in una preghiera in memoria delle vittime dell'attentato a Parigi, facendo anche memoria di quanti soffrono a causa della guerra e della violenza. La luce della speranza si diffonde nella Basilica di Santa Maria in Trastevere con chi prega per la Pace in tutto il mondo. Le candele infatti non sono state spente alla fine della preghiera perché c'era bisogno di tenere accese quelle luci. La gente non si è subito dispersa perché si sentiva forte il bisogno di stare insieme: Da soli siamo fiammelle piccole ma insieme vogliamo portare la luce della Pace e della speranza in alto nei cuori di chi di terrorismo e di guerra soffre e muore e mai più sotto il moggio. Pregare per la pace è commuoversi e restare umani davanti alle vittime di Parigi, pregare è non arrendersi al male, non farsi trascinare dal terrore, vivere affinché la Pace sia l’unica possibilità. Ed è così che le luci delle candele accese nella basilica di santa Maria in Trastevere si uniscono a quelle accese spontaneamente nei luoghi dell'attentato per formare un bagliore più grande contro ogni violenza. Un bagliore di pace.
Italian version: https://www.giovaniperlapace.it/2015/11/prayforparis/ Pens and keyboards, heart and minds . Everything trembles. An enormous and continuous stream of words has been flooding through people’s minds and social networks. Paris is shaking and it hurts. Our deepest affection and unity with those who have lost a loved one, to those who are frightened, to those who don’t feel safe, to those who are angry, to all who have been hurt in body and soul. Our concerns are also directed to those far away from Paris. To all who were there and cannot shake the thought: “that could have been me”. Our thoughts are with whoever is scared that this blind violence might touch him. Our thoughts to all who continuously live in this terror, who run away from it and to those who suffer at the sound of god’s name being abused, forced to to stand up and scream “not in my name”. These are our thoughts. This is all we can express. A thought of condemnation to violence. A thought that also wants to strongly affirm that victims do not ever confuse to the executioners against the darkness of the fear that has gripped many souls – a fear as dark as last night in Paris. This thought wants to be universal, it wants to touch every fear, because the plight of Paris’ victims shock us and ache our hearts just as much as any victim of awful violence in any part of the world. A special thought goes to Syria, that has been silently martyred for long. A fear starts spreading. And it is the fear that these thoughts might fade away. The fear that an “enemy” might hide behind the faces of those who tried to escape from the same unspeakable violence. In response to the fears and feelings generated by the recent happenings in Paris we wish to clearly affirm through our thoughts of sympathy that: muslims are not the enemy, refugees are not the enemy, no man is the enemy. Never should the victim be confused with the executioner- as it was written. In this nebula of confused words, one face is pivotal: the face of the one who weeps. The tearful face of he who has seen violence threatening his life in Paris or anywhere else in the world. The tearful face of the many refugees - the tearful faces of those loosing hope because of violence. The tearful faces of our Muslim brothers that are crying for the eradicated lives in Paris, in the name of an Islam violated by violent people. The tearful faces of those Muslims that are crying at the violence of guns (let’s think about Syria as an example) and words spreading here in our Europe. The tearful faces of those who feel their hearts aching. To scream “enemy” is to scream “crucify him”. When the crowd screams, the faces of many cry. Let’s not make the same mistake. With the clarity of this thought let us dry the tears of...
English version: https://www.giovaniperlapace.it/2015/11/prayforparis-eng/ Si agitano le penne e le tastiere, la mente e i cuori. Il flusso continuo di parole che inondano i social e di pensieri nella mente è enorme. Parigi scuote e fa male. Un pensiero sincero di vicinanza e di affetto per chi ha perso i propri cari, per chi si sente impaurito, per chi non si sente sicuro, per chi è arrabbiato, per chi è ferito, nel corpo e nell’anima. Un pensiero anche a chi è lontano da Parigi. Un pensiero a chi in quelle zone ci è stato e si chiede: “potevo esserci io”. Un pensiero per chi ha paura che questa violenza cieca possa toccarlo. Un pensiero a chi continuamente vive questo terrore, un pensiero a chi scappa da questo terrore, un pensiero a chi soffre perché vede il nome di Dio bestemmiato e dice “not in my name”. Un pensiero. Questo soltanto può essere espresso. Un pensiero di condanna ferma alla violenza. Un pensiero che però vuole anche dire con forza, nel buio della paura – come il buio di ieri a Parigi -, che attanaglia molti adesso, che mai tutte le vittime si confonderanno ai carnefici. Questo pensiero vuole essere universale, toccare tutte le paure, perché le vittime di Parigi provocano una fitta al cuore e uno sgomento uguali a quello delle vittime di violenze indicibili e inenarrabili in tante parti del mondo. Ed un pensiero speciale va alla martoriata Siria. C’è una paura che dilaga da cui questo pensiero vuole allontanarsi, la paura che un “nemico” si confonda nei volti di chi è scappato da quelle violenze inenarrabili. In questo pensiero di vicinanza a tutte le paure e a tutti i sentimenti confusi scaturiti dopo Parigi una cosa si afferma con chiarezza: nessun musulmano nemico, nessun profugo nemico, nessun uomo nemico. A costo di ripetersi: mai tutte le vittime si confonderanno ai carnefici. Un solo volto cardine di questo pensiero nella nebulosa delle parole confuse: il volto di chi è nel pianto. Il volto in lacrime di chi ha visto la violenza abbattersi sulla propria vita a Parigi e ovunque nel mondo. Il volto in lacrime di tanti profughi. Il volto in lacrime di chi è scoraggiato dalla violenza. Il volto in lacrime dei musulmani nostri fratelli che piangono per le vite spezzate di Parigi in nome di un Islam bestemmiato dai violenti. I volti in lacrime di quei musulmani che piangeranno per la violenza delle armi (pensiamo nuovamente alla Siria) e alla violenza delle parole qui nella nostra Europa. I volti in lacrime di chi sente una fitta al cuore. Gridare “nemico” è come gridare “crocifiggilo”. Quando la folla grida i volti di tanti giusti piangono. Non ripetiamo lo stesso errore. Con la chiarezza di questo pensiero asciughiamo le lacrime di chi è nel pianto con la preghiera. Preghiamo per Parigi, preghiamo per le lacrime versate. Preghiamo perché non si pianga più. Preghiamo contro tutte le violenze. Preghiamo perché non prevalga mai e mai più l’odio ma la pace....
La compagnia è una cosa semplice. Ed è quello che nella zona Est di Roma rimette al centro gli anziani. In istituto lontano dagli occhi, difficile da raggiungere, la visita di tanti giovani rimette al centro il cuore. Sì, perché se nei centri affollati di città imbellettate si fa fatica a trovare un modo per “riempire il tempo”, lontano, in un posto che bisogna proprio decidere di raggiungere l’amicizia è il vero c’entro attorno a cui fare festa. Con dolci preparati con cura, canzoni popolari e tanta allegria si scopre, insieme agli anziani, maestri di bontà e tenerezza, che ognuno di noi con poco può fare tanto. La visita scaccia via la solitudine e rende luoghi periferici più felici e più belli. “Che belli che siete!”. “Venite a trovarci perché così non ci sentiamo soli”! E quando si risponde bene vinciamo tutti e ci guadagniamo tutti: chi risponde ai quiz – un bacio – e chi risponde alla solitudine di tanti – la forza di cambiare la città! Così cambia la città: a partire dalle periferie geografiche ed esistenziali! PS: Sono aperte le iscrizione a Play Myusic Stop Violence: Iscriviti qui
PARTECIPA E ISCRIVITI ON LINE- SCOPRI COME QUI Play Music stop Violence è il contest musicale organizzato dai Giovani per la Pace dove possono partecipare le band di giovani che hanno il sogno di cambiare il mondo con la propria musica! Se hai una band che non supera l’età media di 24 anni partecipa! La musica non è solo semplice intrattenimento, l’intrattenimento è solo uno degli aspetti di questa arte straordinaria, che vogliamo diventi ancora e davvero la fusione che crea l’armonia tra testo, voce, melodia, accordi e strumenti. La musica è l’arte di chi ha qualcosa da dire in questa società, la musica è la figlia più piccola della poesia! Ricordiamo le manifestazioni per i diritti civili alla cui testa c’erano Bob Dylan insieme a Joan Baez a cantare per gli ultimi di questo mondo, cantiamo ancora grazie alla riproposizione di Bruce Springsteen “We shall overcome”, antico gospel diventato simbolo di un mondo che dall’integrazione “senza paura” diventasse terra di Pace, abbiamo immaginato il poeta cileno Julio Numhauser scrivere gli ultimi versi di Todo Cambia, mentre era esule a causa della dittatura di Augusto Pinochet, versi che abbiamo visto trafiggerci il cuore dalla potenza della voce di Mercedes Sosa, argentina, anche lei esule per cantare il suo popolo. Abbiamo ascoltato la voce dei cantautori italiani, cantare storie periferiche con la nostra lingua, abbiamo sognato con Vincenzina, raccontata da Jannacci, davanti alla fabbrica, e abbiamo capito che “sto Rivera che ormai non mi segna più” non era un suo problema. Abbiamo pianto l’allegro “barbun”meridionale che portava scarpe da tennis. Ma abbiamo anche viaggiato nella Bologna di Dalla, nell’Emilia di Guccini, o guardando il Mediterraneo nella Creuza de ma di De Andrè. Quest’anno la sesta edizione di Play Music Stop Violence prevede che tu e la tua band vi proponiate con canzoni che abbiano come tematiche la pace, la solidarietà, il razzismo, la violenza, la guerra, il rispetto per la vita, la pena di morte, l’accoglienza verso chi è costretto a lasciare il prorio paese, il convivere tra culture diverse, l’incontro tra le generazioni, l’ambiente. Tra i temi elencati, la Giura di Qualità rivolgerà particolare attenzione ai brani che affronterano i seguenti temi di particolare attualità: il dramma dei migranti causato da guerra e povertà e l’ambiente. Ma la musica è anche attivismo e per questo la sesta edizione di play Music stop violence che si svolgerà durante il Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco prevede che le Band in gara siano invitate a partecipare all’iniziativa Play Music Stop Violence in Action, prendendo parte e suonando dal vivo durante iniziative di vicinanza e solidarietà con le persone più povere come i bambini delle periferie di Roma e gli anziani soli. Le band con le canzoni che verranno scelte dalla giuria di qualità si esibiranno al Concerto dei finalisti dove verranno proclamati i vincitori, nel mese di Maggio 2016, presso il PALA ATLANTICO a Roma! Allora non aspettare ancora! Cambia il mondo con la tua musica e iscriviti on line a PLAY MUSIC STOP VIOLENCE! C’è tempo fino al 20...
Sul Blog dei Giovani per la Pace le prime due foto dei sei scatti che l’artista cinese Liu Bolin, prodotto dalla galleria veronese Boxart, ha realizzato a Catania coinvolgendo la Comunità di Sant’Egidio e i giovani per la pace di Mineo, nuovi europei che da anni, nella città di Catania servono i più poveri, gli anziani, i bambini e le persone che vivono in strada. Questi due scatti assumono un significato fortemente simbolico perché sia la barca che la spiaggia ci ricordano una data storica e tragica per la città di Catania, quella del 10 Agosto 2013 che vide arenarsi un barcone poco distante dal lido verde vedendo morire sei giovani egiziani. Sia il Barcone che la spiaggia della foto sono proprio quelle del 10 Agosto 2013, data che ha segnato la propensione della città di Catania all’accoglienza con tantissimi giovani che pregarono per chi morì di speranza e fecero nascere una catena di solidarietà per i sopravvissuti. Quando l’accoglienza incontra l’arte non può che nascere un capolavoro! Liu Bolin, Migrants n°1, stampa a getto di inchiostro su carta 100% cotone, 2015. (©Liu Bolin 2015. Courtesy Boxart, Verona) Sul molo di Mezzogiorno, al Porto di Catania, è ricoverata in secca la prima barca che nel 2013 ha trasportato dei migranti dall’Africa alle coste catanesi. Tra essi, sei bambini egiziani che, stremati dal viaggio su quel peschereccio, sono annegati tragicamente cercando di guadagnare la riva, a pochi metri dalla spiaggia del Lido Verde. L’artista ha scelto di fondersi con il relitto e la storia di cui esso è testimone silente per il suo primo scatto del progetto Migrants. Liu Bolin, Migrants n°2, stampa a getto di inchiostro su carta 100% cotone, 2015. (©Liu Bolin 2015. Courtesy Boxart, Verona) Lo scenario della tragedia evocata dall’opera iniziale, ovvero il Lido Verde, offre il secondo sfondo al progetto. «Essendo i migranti sdraiati sulla sabbia – commenta l’artista -, per qualcuno possono sembrare cadaveri; invece il mio intento è di descrivere il loro arrivo e l’inizio del loro futuro». Rispetto alla più nota e longeva serie Hiding in the city (Nascondendosi nella città), in cui Liu Bolin è al centro del soggetto fotografico, l’evoluzione dei suoi scatti di performance denominata Target (Bersaglio) prevede la sparizione mimetica di più persone nel contesto, coerentemente con il contenuto. Il Video tratto da Petrolio “Effettoeffe” che racconta il tragico sbarco del 10 Agosto e dell’impegno dei GXP :
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