Scritta tempo fa e dedicata alle vittime degli sbarchi. Oggi in particolare è dedicata a Aylan, piccolo naufrago trovato morto su una spiaggia turca la cui storia sta facendo commuovere tanti. Abbiamo scelto di pubblicare sulla nostra pagina la foto che racconta di una piccola vita che ricomincia qui in Europa, quella di Gabrielle, accolta al porto che gioca con i Gxp, perché vogliamo che ciascun bambino non debba morire di speranza ma dedicarsi a quello che i bambini fanno meglio: il gioco.
Su quella barca c’erano storie d’amore, nascituri, mamme, papà, cantanti e contadini. C’erano anziani, donne. Bambini.
Su quella barca c’erano muratori, operai, gentili e scortesi, dolci e simpatici. Su quella barca c’erano innamorati e odiosi, c’erano i depressi, i delusi, gente felice ed entusiasta. C’erano i quartieri e lo sviluppo armonioso di una città del convivere. Su quella barca c’era la speranza e la disillusione, l’accoglienza potenziale e le polemiche politiche, intellettuali ed ignoranti, c’erano chitarristi, suonatori di tamburi che oggi dal cielo tuonano il lutto.
Su quella barca c’era qualche persona o molto di più.
C’ero io, c’era mia madre, il suono della sua nenia, la melodia del suo canto riposante, dello sforzo della normalità in una voce voce rotta dalla paura del futuro, dolcemente terrorizzata, ferma, ma tutta mia.
Su quella barca c’eri anche tu.
C’era l’umanità intera rappresentata nel suo tendere il braccio alla vita:
L’umanità che affonda perché la risposta non è stata l’abbraccio.
In memoria di Aylan Shenu e delle tragedie del Mediterraneo
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