Io, cittadino di Kiev! Ya zhytelʹ Kyyeva!

di Simone Dei Pieri e Michele Caruso

KIEV (UCRAINA) – Durante l’ultimo anno si è delineato il profilo politico dell’Ucraina, martoriata dalle rivolte e divisa tra da una pericolosa diatriba tra l’Unione Europea e la Russia. Le informazioni, le immagini e le notizie che arrivano da qui -Kiev in testa- sono ogni settimana più tetre. E, se fino a poche settimane fa si era pensato ad una tregua momentanea e si stavano vagliando proposte di risoluzione dei conflitti da ambo i lati, recentemente sono riesplosi violentemente i conflitti e le rappresaglie.
Diverse le persone uccise negli ultimi giorni, si contano diversi uomini sequestrati e torturati, ma è sempre più difficile stabilire stime ufficiali; ciò che era iniziato lo scorso novembre come una manifestazione pacifica in favore dell’Unione Europea si è trasformata in poco tempo in un intenso conflitto nazionale (con ingerenze internazionali) tra i dimostranti e lo Stato Ucraino.
Il Presidente Victor Yanukovich sta clamorosamente fallendo nel dialogo con i manifestanti, ed il Governo sembra poco propenso nel rispondere alle richieste degli stessi. Anche ora che la protesta è arrivata ai livelli di una vera e propria guerra civile.

Questa mancanza di risposte ha direttamente portato all’estensione dei conflitti al di fuori di Kiev, coinvolgendo migliaia di persone sino all’assedio di edifici governativi, fino alla richiesta di dimissioni di Yanukovich e amnistia per tutti quei manifestanti che sono stati arrestati.

E tutto questo avviene alle porte dell’Europa, eppure ci lascia quasi indifferenti: siamo così geograficamente vicini al problema e così spiritualmente lontani. Continuiamo a non comprendere il significato profondo dell’Europa, mentre i popoli che non vi fanno parte anelano ad essa come porto di pace e speranza.
Sebbene a distanza di decenni, forse quella cortina di ferro che divide il mondo russo – che si porta ancora attorno parte dei suoi metodi anticonvenzionali – da quello Occidentale non è mai capitolata del tutto. Si è semplicemente spostata ed ha assunto nuove forme. Kiev è forse la nuova Berlino da Guerra Fredda? Difficile dirlo! Ma ci fornisce uno spunto di riflessione su come sia labile l’equilibrio tra guerra e pace, per parafrasare il russo Tolstoj.
Quello che manca è, tuttavia, una risposta unanime e corale da parte del Consiglio d’Europa, il cui ruolo – come ha ricordato Papa Francesco – è anzitutto la promozione dei diritti umani, cui si lega lo sviluppo della democrazia e dello stato di diritto. È un lavoro particolarmente prezioso ed importante, che mette in risalto la responsabilità dell’Europa nello sviluppo culturale dell’umanità.
E anche se viviamo in un’isola protetta di libertà, non dobbiamo mai dimenticare che la nostra vita è parte del tutto. E come uomini liberi dobbiamo sempre sperare di poter dire “Io sono un cittadino di Kiev!”, “Ya zhytelʹ Kyeva!

 

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