La Storia siamo noi

 

A dir la verità noi giovani ci siamo sempre considerati come i ‘figli di mezzo’ della storia, senza troppe pretese ma con grandi responsabilità, in cerca di un lavoro, eterni precari, cercatori d’oro in un mondo che sembra sempre più ancorato a mentalità vecchie.

Ma gli ultimi avvenimenti ci hanno scosso, ci hanno fatto risvegliare, quasi a voler dire “Guardate qui! Voi avete qualcosa in più, la storia non vi ha lasciati soli!”…in queste settimane i giovani si vedono travolti da grandi eventi che nessun altro aveva mai avuto la possibilità di vivere e di raccontare: mai si erano visti ben quattro Papi in Piazza San Pietro (in ordine cronologico Roncalli, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio) -due presenti spiritualmente, due fisicamente- un’occasione unica che ha portato pellegrini da ogni parte del mondo per un’evento unico, dipinto dalle immagini del CTV e raccontato da tutti i giornali e i media in mondovisione!

Anche politicamente non siamo secondi a nessuno: un doppio mandato consecutivo ad un Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano) e numerosi Governi in poco più di un anno, con dibattiti politici spesso di una vuotezza disarmante e terrificante, con le stesse facce protagoniste di questi ‘dibattiti’ da più di vent’anni.

Ma noi italiani, recentemente, abbiamo dovuto affrontare forse il più importante appuntamento con la storia: la ‘paura immigrazione’. Sì, perché fino a qualche tempo fa l’immigrazione era un argomento come un altro, qualcosa da consumare al bar tra un caffè e l’altro… gli immigrati che tolgono lavoro agli italiani, gli immigrati che stuprano, picchiano, portano malattie.

Molto simili -troppo simili- agli ebrei, agli zingari, ai ‘diversi’ dipinti da Goebbels nella propaganda nazista, spaventosamente ridotti ad oggetti e spesso disumanizzati, tanto da renderne semplicistica l’eliminazione.

Agosto 2013. Siamo in Sicilia e Catania -fino ad oggi mai toccata dagli sbarchi- conosce la prima ondata di migranti: sono giovani, uomini, donne, bambini, adulti, anziani… molti preparati, con una cultura non indifferente, laureandi e laureati. Non sono ignoranti come ci vogliono far credere e non vogliono restare qui per lavorare nei campi per pochi centesimi l’ora.

A Catania e in altre città, abbiamo visto, insieme ad altri, le Forze dell’Ordine giocare con i bambini e intrattenerli con palloncini realizzati gonfiando i guanti da infermiere; studenti e studentesse catanesi spiegare le modalità di integrazione e di registrazione, sempre con il sorriso in volto.

Nel frattempo, abbiamo visto la politica rispondere con le solite frasi vuote e con poche azioni.

Aprile 2014. Quasi un anno dopo gli sbarchi dei migranti sono aumentati e sono stati accolti da città e paesi in Sicilia e non solo; nel frattempo al dibattito politico, già svuotato di ogni contenuto, si è aggiunta l’ansia per le Elezioni Europee che tra un mese avranno luogo.

Si è diffusa la falsa voce di malattie portate dai migranti nei loro viaggi. In molti si sono affrettati per cavalcare l’onda del ‘fenomeno immigrazione’ e per accaparrarsi qualche voto in più: PRIMA GLI ITALIANI!- PRIMA GLI ANZIANI!- PRIMA I DISABILI!- PRIMA I GIOVANI!… hanno diviso chi ha bisogno di essere aiutato in categorie, l’accoglienza dei cittadini si è trasformata in rabbia verso chi arriva da lontano e non appartiene alla propria categoria.

Su quei barconi è arrivata la paura. Gli anziani prima dei giovani, i giovani prima dei disabili, i disabili prima dei lavoratori, i lavoratori del nord prima di quelli del sud, gli italiani prima degli stranieri.

‘Divide et Impera’.

Ma c’è un problema: nel bisogno non ci sono persone che vengono prima e persone che vengono dopo, e in un Paese che non funziona da capo a piedi non può esserci ‘chi viene prima’ e ‘chi viene dopo’.

Sin da piccolo ci hanno insegnato che in famiglia, quando c’è un problema, ci si stringe insieme. Non ci si divide!

Nessuno rimane indietro e tutti insieme lo si supera. Se si abbandona anche un solo elemento della famiglia, la famiglia stessa ne risente e col tempo si logora e si distrugge.

E’ inconcepibile vedere storie di persone con cicatrici sul corpo e sul cuore, italiani e stranieri, giovani e anziani, separate in categorie per meglio offrirsi alla mercé dei partiti che tentano di accaparrarsi pochi voti facendo leva sulla rabbia delle persone.

Con le parole di Bertolt Brecht e di tanti altri, prima e dopo gli anni sessanta:

“Quando vennero per gli ebrei e i neri, distolsi gli occhi. Quando vennero per gli scrittori e i pensatori e i radicali e i dimostranti, distolsi gli occhi. Quando vennero per gli omosessuali, per le minoranze, gli utopisti, i ballerini, distolsi gli occhi. E poi quando vennero per me mi voltai e mi guardai intorno, ma non era rimasto più nessuno…

La realtà è che non è rimasto più tempo per parlare, ma bisogna agire e guardare l’altro come un fratello non come una minaccia. La realtà è che stiamo trasformando il nostro appuntamento con la storia in una guerra tra poveri, dove non vincerà nessuno se non chi ha la necessità unica di sfruttare questo vuoto per riempire la propria campagna elettorale.

Non appiattiamo le coscienze e aiutiamoci, poiché le nostre azioni un giorno diranno più delle nostre parole, ai nostri figli, ai nostri amici, ai nostri fratelli.

 

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