Il progetto SOUNDS FOR PEACE nasce nel 2009 ad opera dei Giovani per la Pace, per promuovere attraverso la musica la cultura dell’uguaglianza, la sconfitta del razzismo e della violenza e l’apertura alla pace e all’incontro. La musica è un canale privilegiato per trasmettere valori quali la pace, la solidarietà, la non violenza, l’inclusione sociale, il rispetto per l’altro ma spesso avviene il contrario. Vogliamo mettere in rete e far crescere band giovanili che promuovano questi valori creando canali alternativi a quelli commerciali per la produzione, distribuzione e promozione della musica. Lo faremo tramite un portale web, l’organizzazione di eventi culturali sul territorio, e dei workshop. Ami la musica? Questo messaggio è rivolto proprio a te! Sostieni il nostro progetto su Edison Start! L’obbiettivo è di creare un movimento musicale che ha come fulcro un portale web: www.soundsforpeace.org dove gli artisti registrati potranno condividere testi, audio e video dei propri brani musicali creati sui temi del progetto, interagire in un’area blog dedicata, mettere in rete esperienze e conoscenze che possano essere di aiuto ad altri, auto-organizzare eventi culturali/musicali. Si prevede di coinvolgere 500 band sul territorio nazionale con almeno 100.000 accessi online al mese! Vota la nostra proposta qui: Edison Start – Sounds for Peace “Per promuovere temi importanti ed attuali, come la pace, la guerra, la povertà, la violenza e il razzismo, il rispetto per la vita, la lotta alla pena di morte e convivere tra culture diverse! Cambiare il mondo consapevoli che la bellezza della musica può diffondere messaggi positivi che uniscono e non dividono!” SOUNDS FOR PEACE: il mondo cambia musica!
Mese: March, 2014
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In un documento dal titolo Per amore del mio popolo non tacerò don Peppino Diana scriveva insieme ad altri sacerdoti che la camorra è una forma di terrorismo, che impone con violenza regole inaccettabili e che rende i giovani vittime e mandanti. Era un messaggio per il Natale 1991. Anche in quel giorno si scontrava contro un male radicato e radicale. Il 19 marzo 1994, venti anni fa, don Peppino Diana veniva ucciso nella Chiesa di San Nicola a Casal di Principe. La stessa camorra provò a infangare la sua immagine di uomo che seguendo il Vangelo non poteva non essere rivoluzionario e non poteva tacere per amore del suo popolo. Mercoledì 2 aprile, alle 17.00, si terrà a Napoli un incontro con un testimone della vita di don Peppe Diana. Già partecipare è un gesto rivoluzionario. Trovate tutte le informazioni nella locandina che segue.
Da un po’ di tempo, attraverso esperienze e viaggi di diverso tipo, ho la possibilità di incontrare e di interfacciarmi con giovani provenienti da diverse parti d’Europa. Ed ogni volta che è capitato di affrontare il tema del sogno di un’Europa veramente unita, sono emersi sentimenti di rassegnazione, di sconforto, di impossibilità e, ancor peggio, di indifferenza. Credo tuttavia che il sogno di un’Europa unita sia un sogno possibile! Anche se è doveroso ammettere che noi giovani ci sentiamo europei fino ad un certo punto, che manca in noi una coscienza veramente europea. Non sentiamo il bisogno di lottare con le armi della cultura, della solidarietà, dei valori spirituali, per fare l’Europa. Non proviamo, più precisamente, il desiderio completo di volerci integrare, di essere in corsa per un’Europa dove « i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici» siano spalancati, aperti! Forse dovremmo recuperare, in chiave moderna, lo spirito dei Clerici vagantes e desiderare di iniziare i nostri studi a Parigi per poi proseguirli a Londra, e concluderli a Roma piuttosto che a Madrid. Sicuramente non è facile avere questa flessibilità, non è facile – devo ammetterlo – abbandonare le consuete abitudini, allontanarsi dalle persone amate, dagli amici, la famiglia. Ma è forse questa la piccola sofferenza necessaria per fare dell’Europa la nostra patria. E spetta a noi giovani di pace, a noi giovani per la pace, che saremo gli adulti di domani, fare di questo sogno un seme piantato nell’anima e che a suo tempo porterà il suo frutto. Perché è possibile aprirci al futuro, modellare il futuro e costruire un popolo europeo; perché è possibile avere gambe capaci di superare le distanze geografiche, e idee che superino quelle mentali. Dobbiamo sforzarci di fuoriuscire dal limitato orizzonte in cui ci costringiamo a vivere e, come ha affermato Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, «aprirci ad una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia». Solo in questo modo, passo dopo passo, mano nella mano, l’Europa potrà diventare la culla della pace, della democrazia, della libertà e della speranza, per il mondo intero e per tutti i Paesi che desiderino farne parte. Solo se noi giovani condivideremo i sogni che si innalzano e brillano come stelle nella notte dalle diversi parti d’Europa, solo allora potremo realizzare questa visione, potremo costruire questo sogno. E se si può sognare, allora si può fare!
Il film, ambientato nel 1841, racconta la storia vera di Solomon Northup, uomo libero di Saratoga (New York), rapito, privato della sua identità e trasformato in uno schiavo per dodici anni, passati per la maggior parte nella piantagione del “padrone Epps” (Michael Fassbender – Bastardi senza gloria, X-Men – l’inizio, Prometheus, The counselor) Vincitore di tre premi Oscar, meritatissimi, come miglior film, miglior sceneggiatura non originale (John Ridley) e miglior attrice non protagonista (Lupita Nyong’o alias Patsey), il film è uscito nelle sale a fine febbraio e si è inserito in un filone di film americani che hanno trattato in modo molto diverso lo stesso tema: la schiavitù. Gli indimenticabili predecessori – davvero se non li avete visti rimediate immediatamente! – sono Lincoln (2012 – Steven Spielberg), che racconta le ultime fasi della guerra di secessione americana e particolarmente della lotta per l’approvazione del XIII emendamento della Costituzione (che abolì definitivamente la schiavitù), e Django Unchained (2012 – Quentin Tarantino), omaggio all’omonimo del 1966 di Sergio Corbucci, che racconta invece la storia di Django, schiavo liberato da un cacciatore di taglie (il Dr. Schulz) per riconoscere i fratelli Brittle (ricercati), che diventa cacciatore di taglie al fianco del suo liberatore, con l’obiettivo ultimo di ritrovare la moglie, Broomhilda. I tre film sono profondamente diversi, ma il confronto viene naturale. 12 anni schiavo condivide con Lincoln la storicità e veridicità della storia narrata, tratta dalle stesse memorie di Solomon Northup, ma il collegamento con Django Unchained è più diretto e il paragone è più immediato. Entrambi narrano la storia di due uomini – due nigger – eccezionali: nel film di Tarantino, Django viene definito “un negro come ce ne sono uno su un milione” e Solomon Northup si fa notare dai propri padroni – sempre con conseguenze infauste – proprio grazie alle sue capacità, frutto di una vita come lavoratore libero, prima, e artista, poi. Entrambe le pellicole raccontano di due uomini che non accettano la loro condizione di schiavi, ma nei due casi le reazioni sono diverse: Solomon prova subito su di sé le conseguenze del cercare di dire la verità, quindi si rassegna a imbracciare le armi della pazienza; al contrario, Django imbraccia armi affatto metaforiche per salvare la sua Broomhilda. La differenza fondamentale tra i due film sta nel tipo di pellicola che i due registi hanno voluto produrre: le violenze del film di Tarantino, per quanto maggiori da un punto di vista quantitativo, sono così splatter da non riuscire mai a impressionarmi, la finzione in Django viene sbattuta e agitata davanti allo spettatore, tanto che è impossibile dimenticarsi che si sta guardando un film; quando si guarda 12 anni schiavo, invece, è impossibile dimenticarsi che quella rappresentata è una storia vera e la violenza quantitativamente minore, meno spettacolarizzata e più spoglia, giunge allo spettatore come uno schiaffo, di quelli dati bene. Steve McQueen non si preoccupa che il suo spettatore si ricordi che sta guardando un film, una fiction: ti sbatte in faccia la Storia a...
La situazione attuale: i russi hanno di recente mobilitato truppe armate in Crimea, il governo ucraino è caduto dopo più di cento morti nella guerra civile tra oppositori e sostenitori del governo e questa settimana finiscono del tutto le olimpiadi invernali di Sochi. È la settimana più importante per la Crimea, l’Ucraina e per l’equilibrio tra la Russia e il resto dell’Occidente.
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