ANCORA UNA VOLTA: “NO ad ogni violenza”

La potenza delle immagini degli spari davanti Palazzo Chigi ha penetrato gli schermi delle TV, squarciato gli amplificatori delle radio, bucato le pagine dei quotidiani, insomma: ha travolto ogni mezzo di comunicazione. 

Sono immagini tristi, preoccupanti e cariche di simboli, indefiniti e pericolosamente interpretabili, che tuonano nel furore di queste rocambolesche giornate e in un gande periodo di crisi umana e economica. 

In tutto questo torna attuale un tema molto caro ai Giovani per la Pace, il tema della violenza. Sì, perché dopo i fatti di Palazzo Chigi, dopo una domenica che vedeva all’inizio cammino costituzionale il nuovo gioverno, la violenza è tornata a far paura, è tornata a dar traccia di se ma soprattutto e tornata a porci una domanda: cambiare senza violenza è ancora possibile ? Ha ancora senso parlare della necessità di una cultura della non-violenza ? Tutte domande che i Giovani per la Pace da tempo si pongono e pongono all’interno delle scuole, delle università e attorno alle quali spesso hanno invitato a ragionare.

 

Il tema della violenza non è mai uscito fuori di scena, anzi si è rivelato assai presente e ha preso le somiglianze di un uomo disperato, con una crisi familiare alle spalle – legata al gioco di azzardo – e  al dramma di arrivare alla fine del mese: elementi che ognuno di noi riscontra quotidianamente nell’amicizia con tanti uomini e tante donne in difficoltà. Potremmo dire, addirittura, che l’uomo di ieri poteva essere uno dei nostri tanti amici che spesso bussa alle nostre porte chiedendoci un aiuto. 

Il rumore degli spari ci fa riflettere e ci aiuta comprendere come quel “NO ad ogni violenza”, un concetto ribadito sempre con forza dai Giovani per la Pace, non è affatto fuori dalla storia e dal tempo che stiamo attraversando. La cultura della non-violenza, l’obbiettivo di cambiare tutto ma senza violenza, dunque, non è solo un’idea bella o qualcosa di condivisibile ma qualcosa di necessario. 

Diffondere la cultura della non-violenza vuol dire essere un argine a quel disagio sociale, a quella rabbia per giorni sempre più duri e faticosi che si avvertono camminando nelle strade dei quartieri, nelle piazze e nelle vie. 

La disperazione della gente – della gente per bene che ha speso una vita lavorando onestamente e che ha attraversato un mare di sacrifici – diventa qualcosa con cui fare i conti, diventa qualcosa da capire e a cui dare risposte credibili ma soprattutto umane. 

Urge il tempo di ripensarsi e di ritrovare all’interno delle città, attraverso un confronto serio e costruttivo, nuove risposte capaci di essere inclusive e di costruire alleanze per tutti. 

Colmare presto il divario tra chi ha e chi non ha, costruire alleanze a sostegno di chi è in difficoltà e costruire spazi di dialogo, di ascolto è il modo concreto con cui iniziare a contribuire ad un percorso di rinnovamento, in tempi di contrapposizione e rabbia.
Mbaye Gueye
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