La città di tutti: Rom-a

È tempo di ripensare la democrazia e il sistema politico italiano cerca (?) nuovi assetti e soluzioni. Proprio in questo stallo democratico riemergono i temi vivi della cittadinanza, di solito considerati di minore importanza.
In questi giorni le primarie del Pd – le elezioni dei candidati Pd per Roma Capitale e per alcuni municipi – sono al centro di un’accesa polemica: alcuni sospettano il voto di scambio per via delle ‘solite file di Rom che tutt’a un tratto si scoprono appassionati di politica’. Per voto di scambio si intende l’azione di convincere qualcuno a votare non per interesse politico ma per tornaconto personale. Lo ‘sfruttamento’ dei Rom avrebbe compromesso il risultato elettorale. Si è sul confine tra il razzismo e il sospetto fondato. L’associazione 21 Luglio ha diffidato un candidato di altra formazione politica per la strumentalizzazione della polemica, espressa in termini tali da ‘fornire una visione distorta e … d’incitare alla discriminazione, all’odio e all’intolleranza’.

Ironia della sorte, il giorno dopo le primarie, l’8 aprile, si celebrava la Giornata internazionale delle comunità rom, in cui si rinnova l’interesse nei confronti della maggiore minoranza europea.

Molti rom, in quanto cittadini dell’Unione Europea, possono votare, come è ben noto, per le elezioni amministrative (municipio e Comune) e per il Parlamento Europeo.
Insomma, l’esercizio di un diritto riconosciuto è un fatto positivo in sé. Non è nemmeno surreale pensare che un rom possa votare per libera scelta politica.
La verifica delle irregolarità, sulla quale qui non si vuole esprimere giudizio, spetta agli organi di competenza. Questo post vuole sottolineare la triste facilità con cui si denigra il popolo Rom. Un popolo spesso sottoposto a forme di razzismo istituzionale, attraverso mancati riconoscimenti culturali o tramite ripetute azioni distruttive della serenità delle famiglie rom, come i frequenti (e inefficienti dal punto di vista economico!) sgomberi. Sicché è di per sé un dato positivo, secondo una certa logica, il puro numero di sgomberi effettuati, senza illustrare le modalità e gli eventuali effetti duraturi!
La semplificazione razzista porta a considerare uno spreco di soldi pubblici l’investimento nelle abitazioni per i Rom. Eppure, dal punto di vista economico, sono riparazioni formidabili che mettono fine ad anni di sprechi e sofferenze. Rimane però l’accusa di ‘spreco sociale’: in una sorta di ‘cannibalismo’ si ripete che il posto guadagnato da un ‘non italiano’ o ‘italiano zingaro’ sia un posto sottratto alla generazione di futuri disoccupati italiani.
Gli innumerevoli casi di innocenza e i successi di alcune politiche di integrazione ancora non bastano all’immaginario collettivo per abbattare innumerevoli pregiudizi. Per la maggioranza degli Italiani non è un problema avere un immigrato come vicino, ma se si tratta di Rom e Sinti ben il 68,4% non li vorrebbe, a fronte di un 25,6% nei confronti dei Romeni; 18,7% dei Cinesi.
Una paura che rende prigioneri e non permette di analizzare criticamente la questione.
Per questo i Giovani per la Pace credono fermamente nell’amicizia con il popolo Rom, per costruire una città pacificata, di tutti.

A.

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