Il dibattito sulla democrazia sembra essere tornato attuale, soprattutto in questo periodo post elettorale. La domanda di partecipazione diretta dei cittadini alla “cosa pubblica”, sembra essere la vera novità. Non è superfluo ribadire un principio che si ritiene fondamentale: una società è veramente democratica e aperta, quanto più è accogliente verso le minoranze e le fasce deboli della popolazione, come gli anziani, i disabili e i poveri in generale. Il grado di apertura di una società si misura quindi dal suo “livello di tolleranza”? Tanto più siamo tolleranti verso chi è “diverso” da noi, tanto più siamo democratici? La risposta è sicuramente affermativa ma non basta. Noi sogniamo qualcosa di più. La democrazia che noi pretendiamo è quella che si basa sul principio della “cittadinanza”. Cosa vuol dire? Io non ti accetto perchè dall’alto della mia superiorità, “ti tollero”; io ti accetto perchè, seppur diversi (per origine, età, condizione sociale, ecc…), io e te siamo entrambi cittadini di questa Nazione e, in quanto tali, siamo pieni titolari degli stessi diritti e tenuti ai medesimi doveri. Da qui nasce il vero rispetto della dignità dell’altro e il vero modo per eliminare alla radice l’intolleranza, la prepotenza e la xenofobia. Anche per questo abbiamo sostenuto la campagna per la concessione immediata della cittadinanza ai bambini, figli di immigrati regolari, che nascono in Italia. E l’incontro cittadino del prossimo 16 marzo 2013: “Città dei poveri, città di tutti” (da cui il nome del nostro blog), già dal titolo ribadisce con chiarezza il concetto del principio della cittadinanza per tutti (la città è veramente di tutti quando lo è a partire dai più poveri). Difendere l’accesso universale alla piena cittadinanza significa allora rimettere al centro la vera dignità di ogni persona.